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1532 km per un sogno: la storia di Andrea Bruno

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Dalla Serie C1 siciliana alla Serie B in Piemonte: Andrea Bruno è un ventenne o poco più cui coraggio e ambizione di certo non fanno difetto

E voi li fareste 1532 chilometri tondi tondi per inseguire un sogno? Chiudereste in una valigia magari nemmeno così spaziosa affetti, emozioni, ricordi per ricominciare portandovi dietro soltanto un pallone anti-rimbalzo? Bene, allora tenetevi forte, perché c’è chi questo viaggio e percorso ha iniziato a farlo: destinazione ignota, ciò che conta è l’attimo, il momento. Quello che Andrea Bruno ha colto al volo quando ha salutato la sua amata Palermo per cambiare categoria, regione, clima. Addio la Serie C1 e il Monreale, benvenuta Rhibo Fossano. Bentornata Serie B. Sì, perché il classe 1997 riabbraccia la competizione nazionale dopo due anni, ma per farlo ha dovuto cambiare vita e abitudini. Un viaggio lungo, che lo stesso Andrea ci racconta passo dopo passo.

La tua è una storia d’altri tempi, Andrea. Ma come e quando nasce?
Il merito è tutto di Beppe Visconti. Con lui, per tanti anni ha giocato Leo Arcilesi e proprio quest’ultimo mi aveva detto che ci sarebbe stata una possibilità. Allora l’allenatore è venuto a vedermi. Abbiamo perso 1-0 ma devo aver fatto una buona impressione, perché sono qui…

Quel giorno è scattato il colpo di fulmine?
No, quello è stato soltanto il primo step. Poi sono salito una settimana a Torino, per provare. Mi sono trovato da subito molto bene, e così ho realizzato questo sogno.

Avevi già giocato in un campionato nazionale, col Sant’Isidoro. Trovi differenze?
Non è cambiato molto, ma il livello due anni fa era davvero alto.

Più alto di adesso?
Forse, leggermente…

Poco più di due mesi lontano da casa tua. Difficoltà iniziali?
Beh, è normale che mi manchino gli affetti e i miei amici. Ma qua ho avuto l’appoggio di tutti. Presidente, compagni, staff. Hanno tutti lavorato per il mio inserimento.

Come cambia la vita da Palermo a Fossano?
Qui i ritmi sono sicuramente più frenetici. E’ tutto più rapido. Però sai, il futsal non cambia. Visconti poi mi ha aiutato tantissimo, già quando ero ancora a Palermo. Abbiamo parlato. Perché dovevo farmi trovare pronto soprattutto dal punto di vista mentale.

Credevi di essere pronto, a 21 anni, per vivere completamente da solo?
Sai, io sono sempre stato con la mia famiglia. Cambiano tante cose così, ma serve per crescere e responsabilizzarsi.

Ma tu vuoi restare o speri in futuro di tornare giù?
Domanda difficile. Ma se continuo così, perché non restare?

Hai giocato due delle prime tre partite. Una vittoria e una sconfitta con due gol. Buon inizio, no?
L’anno scorso di reti ne ho segnate nove. Non so dove arriverò quest’anno, ma sicuramente devo cercare di migliorare ogni giorno e far più gol possibili, più assist possibili, più giocate possibili.

Per aiutare la squadra a…
Vincere. Vincere più partite possibili, questo dobbiamo fare. E magari raggiungere i playoff.

Domanda spinosa. Chi ti ha impressionato di più?
Se devo fare solo un nome dico Matteo Gerlotto. Ha tutto. Forza, tecnica, esecuzione, abnegazione. E anche Totò Richichi. Altro grandissimo giocatore.

Obiettivi personali?
Sul futsal te l’ho già detto. Se poi trovo anche lavoro fuori, ancora meglio (ride, ndr)

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