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Zeppola dice basta: «Ora vorrei allenare e trasmettere ciò che il futsal mi ha dato»
Ripercorriamo la carriera di Nicola Zeppola, giunto al termine della sua vita da calciatore ma con la prospettiva di non lasciare certamente il mondo del futsal
Tra qualche giorno spegnerà le quaranta candeline e anche la sua volontà di indossare ancora gli scarpini: Nicola Zeppola saluta tutti. Questa sarà la sua ultima stagione, per colui che ha vissuto oltre un ventennio del futsal piemontese e nazionale. Ha iniziato per caso grazie ad Aldo Ronco, suo grande amico, che gli consigliò di andare alla Torino Avis. Prima calciava i primi palloni in una squadra di Csi quella della parrocchia, quella in cui al posto del parquet c’è il cemento. Se cadi ti fai male, ma Zeppola è abituato a cadere e poi a rialzarsi. In silenzio come quando indossava la maglia del Piemonte, la squadra di Sergio Tabbia, arrivato appena vent’enne grazie a Giuliano Grosso che lo portò alla Gabetto di Michelon che poi divenne quella società che con la presidenza di Brero vinse praticamente tutto: «E’ stato in quello spogliatoio che ho imparato tanto del futsal. Sia sotto l’aspetto tattico che quello agonistico». Cucco, Bongiovanni, Milosevic, Lupo e tanti altri, praticamente la storia del futsal piemontese e non solo. Zeppola nonostante la giovane età si concesse lo sfizio di un gol che rappresenta quel classico ricordo indelebile: «Segnare al Pala Ruffini nella finale d’andata contro l’Albano Laziale è stata un’emozione incredibile». Già perché il Piemonte rimane fino adesso l’unica squadra piemontese ad aver alzato al cielo la Coppa Italia di Serie B. Ha cambiato tante maglie ma forse qualcuna gli è rimasta nel cuore: «Tutte, ma Savigliano e Rosta in particolare solo perché sono rimasto per più anni, e poi anche Carmagnola per la sua tifoseria pazzesca». Non ha mai avuto un feeling particolare con il gol anche perché prediligeva più la sostanza che il lato estetico: «Forse non ero bello da vedere ma ho sempre preferito la concretezza e alcuni limiti li ho nascosti con il tempo e lo spazio della giocata che in questa disciplina è basilare». Tutte caratteristiche apprezzate dagli addetti ai lavori visto che nel mercato estivo è stato sempre uno dei piatti prelibati. I momenti tristi però non sono mancati: «Come non dimenticare la retrocessione in C1 con lo Sporting Rosta a causa del pareggio dell’Aymavilles», ma adesso si guarda al futuro: «Mi piacerebbe allenare per cercare di trasmettere tutto quello che il futsal mi ha dato. Vorrei tanto che i ragazzi di oggi abbiano più fame, voglia di emergere e umiltà». Vuole salutare tutti Nicola Zeppola, salutare questo mondo: «Tutti i miei compagni di ogni spogliatoio condiviso e anche gli avversari, anche se sul parquet non ero molto simpatico». Come però non dimenticare quanto la famiglia sia stata un elemento essenziale per la sua carriera: «Fondamentale direi e devo dire grazie a mia moglie Manuela». Non solo lei, perché ci sono accanto anche tre eredi che scalpitano per un quintetto tutto da scoprire: «Direi che è facile comporlo, visto che metterei mia moglie in porta, il sottoscritto come ultimo, Leonardo e Alessandro come laterali e Arianna come pivot». Come incipit da allenatore, ha le idee chiare.