Di Carmelo Frosina ci mancheranno il sorriso, il modo di fare e di intendere il calcio a cinque da presidente-gentleman come pochi ne sono esistiti
Se n’è andato con la stessa signorilità con cui affrontava il vivere quotidiano. Carmelo Frosina, prima di essere un presidente, era una figura di spicco per personalità e carisma. Forse una mosca bianca in un mondo come quello del calcio a cinque, in cui il risultato sportivo è alla base di tutto. Frosina non metteva mai in prima piano questo aspetto. Non perché fosse superficiale, ma semplicemente perché intendeva questa disciplina come un canale privilegiato per socializzare e condividere insieme un’emozione, una gioia, una risata o anche una delusione. Quest’ultima non era però mai contemplata, in quanto era sempre il primo a rincuorare i ragazzi appena reduci da una sconfitta. Ricordo la prima volta che lo incontrai, mi colpì il fatto che mi diede del “lei” perché, secondo lui, il giornalista era una professione da rispettare, soprattutto per chi si occupa di una disciplina di nicchia. Ogni sua risposta era condita da aneddoti raccolti in maniera dettagliata in circa trent’anni di futsal. I giocatori non erano considerati delle risorse sportive, ma delle risorse umane. Amici con cui poter condividere i momenti più belli, perché quelli più brutti raramente erano esternati, forse perché la medicina migliore per combatterli era proprio la concezione di intendere il futsal come un vero e proprio antidoto a tutto. Frosina era a capo di una società storica come l’Asa, capace di rimanere un punto di riferimento importante per il panorama piemontese. Non si è mai fermato, nonostante in ogni stagione ci fossero ostacoli sempre più alti da superare. Il sorriso e il suo modo di fare, erano la vera ricchezza di una società che non poteva disporre di grandi risorse economiche ma forse, è proprio per questo motivo che è riuscita a galleggiare per anni solcando mari in cui sono affondate società ben più blasonate. Tutta le redazione di TiroLibero porge le più sentite condoglianze alla moglie Teresa e ai figli Federico e Fabrizio.