A sinistra Francesco Radosta, in compagnia di Nicola e Chouiba ai tempi del progetto Crd
Non amava parlare tanto ma bastava guardarlo negli occhi accompagnato dalla sua immancabile sigaretta, per capire il suo stato d’animo. Francesco Radosta ha lasciato un vuoto nel futsal piemontese e nazionale. Con oltre vent’anni di calcio a cinque ha dato un’impronta indelebile a questa disciplina. Persona riservata ma molto disponibile. La stretta di mano era di quelle importanti, così come il sorriso che accompagnava un suo saluto: «Oggi non manca proprio nessuno» affermava dopo aver visto il sottoscritto a bordo campo. Era trasparente e non parlava mai per caso. Se fosse dipesa da lui, la mia professione da giornalista sarebbe durata ben poco, perché annunciava i colpi di mercato solo a firma avvenuta: «Non lo so, non c’è ancora niente di ufficiale», affermava spesso alle domande di mercato. Mi accompagnò con molta pazienza quando iniziai a conoscere questo mondo. Ci sentivamo spesso perché era sempre il punto di riferimento delle società che rappresentava. A volte prediligeva il suo orto, anziché il sottoscritto (come non dargli torto), a volte invece smetteva di cenare per fornirmi tutti i dati in merito alla partita appena svolta. Presidente, Direttore Sportivo, Direttore Generale, ha ricoperto molte cariche ma sempre portando con sé il suo carisma. Ha fatto conoscere il futsal a molti ragazzi che adesso possono ringraziarlo per sempre. Il figlio Luca ha militato anche nelle sue società ma il rapporto di parentela veniva prontamente cancellato una volta calcato il parquet. Obiettivo, ma pronto a farsi sentire quando le decisioni arbitrali erano avverse. Ha vissuto tutte le tappe del calcio a cinque piemontese e nazionale. Il mitico Torino, poi Falchera, Crd, tra quelle più significative. Società che non esistono più, ma che come lui, ci hanno lasciato un ricordo indelebile. Ciao Francesco. La redazione di TiroLibero esprime le più sentire condoglianze alla famiglia.
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