Addio al mito bianconero: lutto nel mondo del calcio - Futsalnews24.com (Pixabay)
C’è un certo tipo di calcio che non si racconta con le prime pagine, ma con la memoria collettiva di una città intera. Un calcio fatto di campi di provincia, di rivalità autentiche, di tribune che profumano di famiglia e tifo sincero.
In quel mondo, fatto di polvere e passione, ha brillato per decenni una figura che ha saputo incarnare un’intera epoca. Non un fuoriclasse da copertina, ma un simbolo autentico del gioco più amato, capace di imporsi tra i pali con un’identità forte, una presenza carismatica e una dedizione che andava oltre il novantesimo. Perché ci sono uomini che diventano parte del tessuto di una città.
Non solo per le parate, le vittorie, o i derby infuocati che hanno segnato un’era, ma per lo stile, per l’umiltà, per la fedeltà assoluta a una maglia che ha rappresentato più di un semplice lavoro. È per questo che Tortona, nelle ultime ore, ha vissuto un profondo momento di commozione. Un intero pezzo di storia sportiva locale è stato salutato per l’ultima volta in un Santuario gremito, con il rispetto e l’affetto che si devono alle vere bandiere.
Ieri mattina, alle ore 11, presso il Santuario della Madonna della Guardia di Tortona, si sono svolti i funerali di Umberto Domenghini, storico portiere del Derthona, scomparso all’età di 76 anni. Il calcio provinciale, e la città intera, hanno voluto salutare con commozione e riconoscenza un uomo che ha segnato un’epoca, dentro e fuori dal campo. Il feretro è stato accolto da amici, ex compagni, tifosi e concittadini: tutti uniti per rendere omaggio a un autentico simbolo sportivo. Originario di Lallio, Domenghini fu protagonista assoluto delle stagioni tra Serie C e Serie D negli anni ’70.
Con la maglia del Derthona disputò annate memorabili, soprattutto dal 1971 al 1976, diventando uno dei volti più amati dai tifosi. Negli anni ’80, tornò nel club con un ruolo tecnico e anche da secondo portiere, disputando alcune presenze sotto la guida del fratello Angelo, ex ala della Nazionale italiana campione d’Europa nel 1968. Figura gentile, sempre disponibile, legatissimo alla comunità tortonese, Umberto ha lasciato un ricordo profondo. La città ha perso il suo “portierone”, ma ne custodirà per sempre l’immagine con la maglia rossa, le mani grandi e lo sguardo fiero. Un uomo vero. Un simbolo senza tempo.
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