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Ansia da pausa forzata? I consigli di psicologi e preparatori

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La possibilità che la pausa forzata dall’attività sportiva possa produrre stati di ansia è sempre più all’ordine del giorno: ecco come provare a difendersi secondo i consigli degli esperti di psicologia e preparazione atletica

Addio probabile dei campionati fino a data da destinarsi. Atleti costretti ad allenarsi in maniera differente. Metodologie di lavoro stravolte e l’obbligo e la costrizione di stare a casa. Una situazione quasi surreale, che mina l’equilibrio fisico e mentale di tanti professionisti e non. Non è un caso che infatti ultimamente siano quasi raddoppiate le presunte depressioni tra gli sportivi, che si ritrovano, come tutti, confinati e senza la possibilità di svolgere al meglio la loro professione. Un discorso che ovviamente, in questa emergenza legata al Covid-19, si allarga anche al calcio a 5 e a moltissime altre discipline sportive: ma c’è una soluzione per porvi rimedio? Sì, stando a ciò che raccontano Davide Mate e Nerio Gainotti, soci della 360 Human Natural Fitness (https://www.facebook.com/360HumanNaturalFitness/). Una vera officina dello sport, una palestra torinese che in questo traumatico periodo storico si sta reinventando con lezioni online per curare il benessere fisico ed emotivo degli atleti, con dirette Facebook e nuovi programmi personalizzati per tutti gli atleti (e non). Ma come si può fare? “Il discorso è complesso, in particolar modo per gli sportivi che a maggio non riprenderanno l’attività nemmeno con allenamenti personalizzati – spiega Davide Mate, Psicologo dello Sport che proprio sul tema sta tenendo webinair per l’AIPS (Associazione Italiana di Psicologia dello sport) -. Questo stop, da un punto di vista mentale ed emotivo, non è paragonabile a un infortunio di lunga durata e merita una riflessione a parte: gli atleti devono cercare necessariamente di non entrare in una fase di stasi del corpo, che rischierebbe di portare a quelle che in termine psicologico si potrebbero definire
ruminazioni o pensieri ossessivi”. In parole semplici, la mancanza di socialità e la costrizione rischia di portare a stati disfunzionali: “Bisogna evitare che la testa si perda in loop mentali. Questo vale per tutti, ma per gli atleti, abituati all’attività fisica, ancor di più”. Ma come si può evitare? “Serve la guida di un esperto, che orienti l’attività fisica anche in spazi stretti. Ed è fondamentale l’interazione, per evitare rischi di isolamento psicologico e la sensazione di non sentirsi parte di un gruppo. La miglior medicina è divisibile in tre fasi: una periodizzazione dell’allenamento a medio termine, un riferimento competente e disponibile e un gruppo di riferimento con cui allenarsi/confrontarsi on-line durante la settimana. Noi, nelle nostre strutture, tra le altre opzioni abbiamo anche creato delle Suite personalizzate limitate a un gruppo ristretto di persone, utili anche per gli atleti”.

Lo stato mentale però da solo non basta a sconfiggere l’ansia e deve essere supportato e accompagnato da un allenamento fisico e performante ad hoc, sicuramente diverso dalla quotidianità a cui si era abituati, come racconta passo dopo passo Nerio Gainotti, responsabile e coordinatore della SAFAtletica Piemonte, con riferimento particolare al mezzofondo, e campione del mondo nel 1986 e nel 1988 di canottaggio: “Abbiamo un’arma a nostra disposizione per sopperire a questa situazione: il tempo. Ne abbiamo tanto e dobbiamo utilizzarlo nel miglior modo possibile per ‘recuperare terreno’. Faccio un esempio legato al mondo che seguo più da vicino: il mezzofondo. Immaginiamo di suddividere le competenze specifiche per eccellere nella disciplina in categorie: dalla performance aerobica alla lattacida passando per la tecnica, legata ad aspetti specifici della forza, la parte coordinativa e quella mentale. La parte lattacida al momento è inutile: gare in vista non ce ne sono. E gli aspetti aerobici e di forza saranno allenati con mezzi di fortuna (corda, oppure un fratellino sulle spalle). Ma gli aspetti coordinativi, specifici e mentali, al contrario potranno essere perfezionati molto, soprattutto se si è in grado di creare una routine giornaliera, magari online, con tutti. Proprio la tecnologia ci può venire in soccorso, con strumenti quali chat interattive, suites, dirette”. E se ogni sport ha le sue differenze, ci sono però degli elementi che valgono per qualsiasi disciplina: “La chiave sta nel rinforzare questi punti: esercizi di tecnica individuali, sedute di coordinazione non abituali, la parte di meditazione e training autogeno. Sono aspetti che di solito vengono oscurati dal resto, ma che paradossalmente possono diventare un’arma in più in ottica di un’eventuale ripresa”. Insomma, cercare di ottenere il massimo da una situazione di emergenza e perché no, migliorare alcuni aspetti tralasciati, è la risposta a questa crisi. Con la speranza che l’emergenza termini il più rapidamente possibile.

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