Dal Mondo
Eric Botteghin dal futsal al calcio: “Ho imparato il senso dell’anticipo”
Il campione brasiliano del Feyenoord Eric Botteghin ha parlato dei suoi trascorsi nel mondo del futsal in diretta Instagram sul profilo della L84 con Rodrigo De Lima
Eric Botteghin è uno degli esempi più fulgidi di campioni del calcio svezzati dal futsal negli anni giovanili. Difensore centrale di grande affidamento, tra i migliori giocatori in assoluto del campionato olandese che lo ha accolto nell’ormai lontano gennaio 2007, quando lasciò il Gremio Barueri per trasferirsi allo Zwolle. Quattro stagioni e mezza nella Eerste Divisie, la Serie B orange, prima del salto in Eredivisie con la maglia del Nac Breda, vestita per due campionati. Due anni in maglia Groningen per proseguire una scalata che l’ha condotto infine al Feyenoord, una delle grandi d’Olanda, nell’estate 2015: “Arrivare in un paese freddo come l’Olanda è stato difficile e ho avuto bisogno di adattamento prima di affermarmi. Come tutto il mondo, anche il calcio sarà diverso quando finirà l’emergenza coronavirus. Si ripartirà magari tutti quanti dalle basi, con i piedi per terra”.
La carriera in costante crescendo di Eric Botteghin affonda le sue radici anche nel futsal, legame rafforzato dal fatto che suo fratello Renan Botteghin è un volto noto per gli appassionati italiani della disciplina: “Ho giocato a futsal per sette anni, precisamente dai 9 ai 16. Tutti i brasiliani cominciano dal futsal e tanti insegnamenti ci portiamo dietro nel calcio. Da difensore, io in particolare, ho imparato moltissimo il senso dell’anticipo: il futsal è un gioco più intenso e “corto”, mi è servito per apprendere questo fondamentale di tecnica difensiva che ora sfrutto al massimo. Quando ero ragazzo, ero uno di quelli sui quali nessuno avrebbe scommesso per una carriera di alto livello. Però con lavoro, determinazione e abnegazione ce l’ho fatta. Ai ragazzi consiglio di credere sempre nei propri sogni. Qui in Olanda sono fortunati, perché in generale si concede molto spazio ai ragazzi, non solo l’Ajax ma tutti quanti lavorano benissimo sul settore giovanile”.
Un campionato nazionale, tre coppe d’Olanda e due Supercoppe: il palmares di Eric Botteghin è di tutto rispetto e il ricordo legato al titolo 2016/17 è ancora forte: “Quando abbiamo vinto con il Feyenoord nel 2016/17, dopo 18 anni dall’ultimo successo, la città di Rotterdam si è completamente fermata. Fu incredibile. Ormai sono troppo legato ai colori del Feyenoord e non potrei mai giocare nell’Ajax o nel Psv. Ho avuto anche la fortuna e l’onore di poter giocare insieme a una delle stelle del calcio mondiale come Van Persie. Una delle soddisfazioni più grandi della carriera. Mi piacerebbe magari un giorno tornare a giocare in Brasile, ma anche in Italia non mi dispiacerebbe anche perché ho passaporto italiano e la passione che i tifosi trasmettono ai giocatori è incredibile. In Olanda vado spesso nei ristoranti italiani e mi trattano sempre come un re. Quando mio fratello Renan giocava nell’Aosta sono venuto in Italia qualche giorno: un posto che mi piace moltissimo, ricordo benissimo il Monte Bianco e ricordo anche che vidi una partita in cui mi fratello segnò il gol della vittoria all’ultimo secondo. In passato c’era stato qualche timido interesse di squadre italiane, ma ufficialmente non ho mai ricevuto proposte concrete. Quando ero piccolo mio papà mi regalò un cappellino del Milan e da bambino simpatizzavo per i rossoneri. E, a proposito di Milan, mi è capitato di giocare contro Ibrahmovic, ma solo per 15 minuti per fortuna…L’attaccante più difficile da marcare però fu Aguero: lo incontrai in Champions League e non mi fece vedere palla, però per me uno dei più forti giocatori in assoluto è De Bruyne, impressionante”.