Editoriale
Futsal Euro 2022: Italia, c’è chi saluta a testa alta e chi deve salutare a testa bassa
Dopo l’eliminazione a Futsal Euro 2022 della Nazionale italiana ecco le tappe di una manifestazione salutata troppo in anticipo
Siamo fuori. Strano, qualcuno direbbe in tono ironico. Scontato direbbero altri. Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti. Inutile girarci attorno, perché la parola fallimento non deve essere un tabù ma il comun denominatore della spedizione azzurra a Futsal Euro 2022. Onore a chi è sceso sul parquet per come ha difeso questa maglia. E’ vero che qualcuno magari lo ha fatto di più rispetto ad altri, ma non bisogna puntare il dito su questi ragazzi perché sono solo l’ultimo nodo della cravatta che il CT Bellarte per più volte si è stretto in queste tre gare. Sarà per il nervosismo, sarà perché con il passare delle giornate si era intuito che dopo un anno di sua gestione il cartello “work in progress” non solo è esposto ma si faticano anche a vedere i primi risultati. Oddio qualcosa c’è da salvare ma già dalla lista dei 14 convocati gli addetti ai lavori mugugnavano. Esclusioni eccellenti, per una Nazionale che puntava sull’abbassare l’età media per un cambio generazionale e ringiovanimento. Tutto vero, ma nei fatti si è visto ben poco di loro più intenzionati a cercarsi un posto in panchina anziché calcare il parquet.
La mission di Bellarte è chiara come la sua prefazione a Futsal Euro 2022: «Ci tengo a precisare, prima di esprimere giudizi su questa Nazionale, di vedere sempre da dove siamo partiti: mi è stato dato il compito di vincere più gare possibili e attivare un processo di ringiovanimento. I risultati che sono stati raggiunti in questi ultimi sei anni sono sotto gli occhi di tutti: non bisogna correre nell’errore di fare dei paragoni con la storia di questa Nazionale». Concetto chiaro come il fatto che giocare con i giovani non deve essere un alibi ma un modo per mettere in pratica quello che si afferma. Ma alla fine i numeri non tornano perché su tre uscite, zero vittorie, due pareggi e una sconfitta. Se il Kazakistan era la favorita del girone, non si può dire lo stesso per Finlandia e Slovenia con cui era doveroso riuscire ottenere la qualificazione ai quarti. E invece ancora quel volpone di Martic con una nazionale di dilettanti vola ai quarti, a scapito di una Slovenia composta da giocatori del campionato anche di serie A2 italiano con cui abbiamo rischiato come contro la Finlandia di uscire sconfitti.
Nonostante tutto, prima del Kazakistan, “eravamo ancora vivi” guardando la classifica ma in fondo c’era un respiratore automatico che teneva in vita la Nazionale italiana. Quello usato da Merlim, Nicolodi e Musumeci che hanno macinato chilometri sul parquet di Groningen inermi davanti a questa disfatta. La sconfitta per 4-1 è frutto della migliore prestazione degli azzurri. Strano ma vero. Anche perché De Oliveira convocato in quanto Motta ha dovuto lasciare anzitempo per infortunio, ha fatto capire che l’idea iniziale di Bellarte non ha pagato nel convocare un solo pivot di ruolo tra i 14. Questo ha fatto emergere tutte le nostre difficoltà in quel ruolo come quello di non portare un centrale difensivo al posto di Murilo. Se questa manifestazione continentale doveva essere un film alla fine si è rivelato un cortometraggio con un regista che ha sbagliato nel cast dei suoi attori.