Vola basso, Luca Di Bitonto. Preferisce godersi i risultati del gruppo alle facili sentenze che potrebbero essere scritte leggendo la classifica. Il suo Globo Grugliasco Under 17 è in vetta al Girone B. Più in alto di Orange Futsal Asti ed Elledì Carmagnola. Ancora imbattuto, con soltanto un pareggio che risale addirittura al 13 ottobre: era la prima giornata, quando proprio l’Elledì imponeva il 3-3. Poi, altre sette gare, tutte con una matrice comune: la vittoria.
Luca, ti aspettavi di poter guardare tutti dall’alto verso il basso al termine del girone di andata?
Vedendo la realtà del campionato, noi siamo una squadra da prime quattro. Dobbiamo ambire ai playoff. Certo, battere l’Orange è stata sicuramente una grande soddisfazione.
Un dato inequivocabile: in tutto il campionato l’Orange ha subito sei gol. Tre glieli avete fatti voi…
Eravamo sotto 2-0, in una partita molto agonistica. Una vittoria che ci stava, nella quale gli episodi hanno fatto la differenza. Siamo anche stati fortunati, mentre magari potevamo meritare di più contro il Carmagnola, quando il loro portiere ha preso tutto. Fare troppi calcoli non serve.
Vi siete posti un obiettivo chiaro?
Con ragazzi così giovani, l’obiettivo dev’essere soltanto la crescita. Nei miei vedo un’identità molto diversa rispetto a tre mesi fa. Parlo di collettivo, di fase difensiva, di giropalla. E’ vero, magari siamo discontinui e non sempre si vede quanto proviamo in allenamento. Ma a questa età è la cosa più normale…
Come si può aiutare questi ragazzi a crescere più in fretta?
Noi cerchiamo di responsabilizzarli il più possibile, cercando di avere contatto minimo coi genitori, per permettere ai giovani anche di sbagliare, altro aspetto fondamentale. Con loro si deve essere autorevoli ma non autoritari: il processo educativo è continuo. Si vanno a toccare tantissimi tasti.
In campo, quali sono i margini di crescita?
Dobbiamo curare maggiormente la tecnica individuale. E migliorare in tutto, praticamente. Serve fatica, fatica e ancora fatica.
Ai tuoi giocatori parli spesso di lettura applicata al futsal, che cosa intendi?
Il futsal non è playstation. Bisogna rendere i giocatori in grado di saper leggere le situazioni e applicare a ogni contesto la decisione adatta. Non è facile. Servono errori, tanti errori. Perché un conto è disegnare le tattiche, un altro eseguirle…
Non hai paura che con un cammino così il pericolo più grande possa essere un po’ di presunzione?
Sai, i ragazzi sono abituati a perdere in allenamento, contro l’Under 19. La nostra umiltà deve rimanere intatta. E’ vero, siamo imbattuti ma dobbiamo sempre portare rispetto, sennò rischiamo brutte figure. L’approccio dev’essere positivo.
Quanto ti interessano i risultati?
Quelli sono una conseguenza. Ma noi non lavoriamo per vincere nei settori giovanili. L’idea di fondo è quella riguardante la crescita. Sennò perde tutto di valore e significato.
La partita che ti ha colpito di più?
Paradossalmente l’unica che non abbiamo vinto, contro il Carmagnola. Analizzandola, salta proprio all’occhio, solo che abbiamo chiuso la gara con una percentuale realizzativa del 12%. Nel resto del campionato le statistiche superano il triplo. Da lì è nato un qualcosa di speciale e abbiamo capito la qualità e la caratura di questo gruppo.
Hai detto gruppo. Una parola che per voi vuol dire molto.
Uno dei nostri segreti è proprio la coesione, che ci fa fare la differenza. I miei ragazzi danno sempre tutto. E’ vero, a livello mentale dobbiamo ancora migliorare, ma siamo sulla buona strada. A questa età poi si inizia a lavorare anche sull’aspetto atletico con maggiore attenzione al dettaglio.
Se ti dico divertimento?
E’ un aspetto chiave. I ragazzi devono faticare ma col sorriso. E allo stesso tempo devono capire il dettaglio, i tempi di gioco. Siamo quasi a un discorso da adulti. Ci sono componenti cognitive che fanno la differenza. C’è chi è più portato per dribblare; chi per impostare.
E qui entra in gioco anche il tuo ruolo di valorizzazione…
Certo, dobbiamo essere bravi nel permettere a ognuno di esprimere i propri punti di forza, indipendentemente dal tipo di partita. Conoscendo i giocatori e i loro movimenti, dobbiamo permettergli di spiccare senza nemmeno vincolarli troppo. Devono avere autonomia, perché sennò creiamo soldatini che eseguono solo schemi e che poi non sono in grado di uscire dagli script mentali che si fanno. I ragazzi devono essere liberi di sbagliare. Per fare un gol bello, devi rischiare. Correre il rischio che il tiro finisca in tribuna.
In prospettiva, come vedi la tua squadra?
Ti faccio un discorso con uno spettro più ampio. Negli ultimi anni noi del Globo abbiamo creato un movimento: partendo dai micro, ora abbiamo i primi calci, i pulcini, gli esordienti, le selezioni under. Tra qualche anno speriamo di poter anche creare dei giocatori che possano dire la loro in ambito nazionale. Non è un traguardo impossibile, anzi…