Serie A

L’eredità 360GG Monastir, Podda: “Il progetto è vivissimo”

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Il coach: “Aver portato in Serie A diversi ragazzi usciti dal nostro settore giovanile, certifica la bontà delle nostre idee”

Solamente nelle prossime settimane il 360GG Futsal Monastir scioglierà le riserve e svelerà le proprie decisioni in merito al futuro del club e a quale campionato prendere parte. Ma, intanto, cosa resta di quel modello che ha incantato l’Italia, dando una lezione a tanti se non a tutti? Cosa resta di una squadra che è riuscita a conquistare la promozione in massima serie puntando fortemente su calcettisti italiani e per di più giovanissimi? La stessa squadra che in A ha puntellato la rosa con pochissimi elementi di esperienza e per poco non le riusciva il colpaccio della salvezza.

Abbiamo avuto il piacere di parlarne con Diego Podda. E questo è quanto ci ha raccontato. “Innanzitutto mi preme dire che il 360GG è vivo, vivissimo. E’ in una fase di evoluzione/trasformazione che porterà ad un ulteriore passo avanti nel processo di integrazione tra calcio e futsal. Nelle prossime settimane saranno definiti gli organici e i vari campionati a cui parteciperemo. Io ne faccio parte, coordino lo staff tecnico cercando la miglior collocazione per tutti, compreso me stesso che difficilmente sarò in campo“.

Il 360GG (per tanti versi) sembrava una mosca bianca tra le compagini di A ma il miracolo non è riuscito. “Ma non credo che non abbia funzionato, anzi! Aver portato in Serie A diversi ragazzi usciti dal nostro settore giovanile, certifica la bontà del nostro progetto. Poi c’è da fare i conti con la realtà del nostro futsal e delle sue dinamiche con un mercato dei giocatori formati che è assolutamente fuori controllo e fuori da ogni logica di sostenibilità, ma nei confronti del quale non ci ribelliamo, favorendo la “carriera” dei nostri ragazzi anche sacrificando le nostre ambizioni in prima squadra. Noi andremo avanti con i tanti ragazzi del nostro settore giovanile, molti dei quali già pronti per competere in prima squadra, cercando di proporre loro sempre la soluzione migliore per la loro crescita”.

Cosa resterà di questa esperienza e quale lezione dovrebbe trarne il futsal italiano? “Io non so cosa possiamo aver lasciato o insegnato. Se qualcosa di buono abbiamo fatto, spetterà ad altri trarne spunti utili, sia a livello di club che di organi superiori che hanno a cuore le sorti del futsal italiano e il suo miglior futuro possibile. Noi siamo sempre stati dalla parte della riforma, forse non nella sua totalità o estremizzazione, ma crediamo di averla sempre condivisa, sviluppata e sostenuta, cercando però sempre un processo fisiologico, pensando che se il futsal italiano vuole avere giocatori formati, sono indispensabili le strutture che li formino e il tempo perché si formino. Ciò che dovrebbe essere imposto, secondo me, è la costruzione di un settore giovanile che formi e non un numero di giocatori formati. La presenza del primo, determinerà inevitabilmente una massiccia presenza dei secondi…“.

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