
Mafia e frode in Serie A: sentenza UFFICIALE - Futsalnews24.com (Pixabay)
Il mondo delle scommesse rappresenta una delle porte principali attraverso cui la criminalità organizzata riesce a infiltrarsi nel calcio, minando la credibilità del sistema sportivo.
Da anni, questo settore attira l’attenzione di gruppi malavitosi che, sfruttando la popolarità e l’enorme giro d’affari legato alle partite, riescono a generare profitti illeciti con relativa facilità. Uno degli strumenti preferiti è la “combine”, ovvero la manipolazione del risultato delle gare. Attraverso minacce, corruzione o pressioni indebite, alcune organizzazioni riescono a influenzare calciatori, dirigenti o arbitri, pilotando gli esiti di match selezionati su cui poi piazzano scommesse mirate, spesso in circuiti illegali o all’estero, dove i controlli sono meno stringenti. Il caso del “Totonero” in Italia, o gli scandali che hanno coinvolto Paesi come Grecia, Turchia o persino il calcio asiatico, dimostrano come il fenomeno sia diffuso e trasversale.
La criminalità non si limita però alla semplice alterazione del risultato. Spesso gestisce circuiti paralleli di scommesse clandestine, usati anche per il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite. Le partite di categorie inferiori o dei campionati giovanili, meno monitorate dai media e dagli organi di vigilanza, diventano terreno ideale per queste operazioni. La Serie A però non è stata da meno negli anni passati, con lunghe indagini che hanno visto coinvolti anche calciatori di spicco. La lotta al match fixing e al sistema di scommesse truccate non esiste da oggi, ma gli sforzi a volte portano anche ad esiti rosei per chi viene coinvolto ingiustamente.
Sollievo per Izzo: assolto dall’accusa di mafia e frode
Dopo dieci anni di accuse, sospetti e battaglie legali, Armando Izzo può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il difensore del Monza è stato assolto dalla Corte d’Appello di Napoli da tutte le imputazioni legate a presunti legami con la criminalità organizzata e alla frode sportiva. La vicenda risale al periodo in cui Izzo vestiva la maglia dell’Avellino, nella stagione 2013-2014. Due partite in particolare – contro Modena e Reggina – erano finite nel mirino degli inquirenti, con l’accusa che ipotizzava un suo coinvolgimento in combine e pressioni legate a contesti mafiosi.

Nonostante una prima condanna sportiva a 18 mesi, ridotta successivamente a 6, e una sentenza di primo grado che lo aveva colpito duramente con cinque anni di reclusione, la seconda sezione della Corte ha ribaltato tutto: “il fatto non sussiste” per l’associazione mafiosa, “non ha commesso il fatto” per la frode sportiva. Un’assoluzione piena, che restituisce dignità e futuro a un calciatore rimasto sempre in silenzio, convinto della propria innocenza: “Mi hanno insultato, deriso, diffamato e urlato di tutto, le peggiori definizioni e accuse. Ho dovuto dimostrare 2 volte di meritare la serie A”. Da ora Armando Izzo potrà giocare senza il peso che lo ha attanagliato per un decennio…