Carmine Tarantino durante una sessione d'allenamento
Competenza, intelligenza, senso della programmazione: sono solamente alcune delle peculiarità di Carmine Tarantino, che definire semplicemente l’allenatore delle nazionali giovanili azzurre è riduttivo del ruolo cardine che ricopre per il futuro del nostro calcio a cinque. Quattro giorni di raduno con i ragazzi dell’Under 21 al centro sportivo di Novarello per plasmare un gruppo che ha iniziato concretamente ad annusarsi e conoscersi nel 2017 e che si ritrova ora a poche settimane dai primi appuntamenti ufficiali di una nuova era: quella dei Giochi Olimpici Giovanili di Buenos Aires 2018 e del primo Europeo Under 19 in programma l’anno successivo. Già, perché Tarantino sta lavorando alacremente sui Millennials più interessanti del panorama nazionale, i classe 2000 e 2001 dai quali partire per un lungo viaggio: «Con questo raduno abbiamo aggiunto un altro pezzo al nostro puzzle. Ecco, è così che descriverei il percorso che stiamo affrontando, dobbiamo lavorare per costruire una squadra partendo dai valori che già i ragazzi hanno dimostrato di avere». Riferimento più che concreto al Torneo di Sviluppo UEFA disputato prima della pausa in estiva: «Per tutti loro è stata l’occasione di approcciarsi alle sfide internazionali: abbiamo tenuto testa a nazioni leader come Spagna e Portogallo, salvo poi doverci arrendere anche e soprattutto a causa della mancanza d’abitudine a giocare quel tipo di partite e a vivere momenti decisivi. Però ci è servito per focalizzare l’obiettivo, cioè il raggiungimento di quel livello tecnico, tattico e mentale».
Prossimo step del percorso di crescita sarà il girone di qualificazione per i Giochi Olimpici che si terrà in novembre in Slovenia, preceduto a ottobre da un doppio test amichevole sempre in terra slovena: «Mi aspetto un passo in avanti rispetto al Torneo di Sviluppo, al netto di avversari come Slovenia, Repubblica Ceca e Romania che conosciamo in parte e che, come quasi tutte le selezioni a livello giovanile, rappresentano un’incognita. Ma il nostro obiettivo primario resta la formazione dei ragazzi e la loro crescita complessiva come atleti: accetterei di perdere una partita in più adesso se molti di loro riuscissero ad arrivare alla nazionale maggiore. Il risultato fine a se stesso deve essere sempre considerato in secondo piano rispetto alla formazione e allo sviluppo del giocatore. Certo, poi, è naturale che si scenda in campo per vincere e così faremo anche nei prossimi appuntamenti».
Dai Millennials è dunque ripartito il futuro del calcio a cinque italiano ed europeo, se è vero che l’Under 19 sarà la categoria di riferimento del settore giovanile: «Personalmente la trovo una direzione corretta: a 18 anni un giocatore deve essere già tecnicamente e tatticamente maturo per approcciarsi al mondo degli adulti. Ed è in fondo quello che ricerchiamo noi nella selezione dei ragazzi: tecnica, tattica, capacità di lettura delle situazioni, ma anche atteggiamento mentale e comportamentale a 360 gradi verso il calcio a cinque. Nella mia squadra cerco di avere tutte le caratteristiche necessarie allo sviluppo del gioco che voglio proporre. Negli ultimi anni il futsal italiano è decisamente cresciuto nei numeri, ora dobbiamo essere tutti bravi nel migliorare a livello qualitativo, aprendo la mente dei ragazzi e fornendo loro la maggior conoscenza possibile della disciplina. Il movimento italiano deve saper dare importanza capitale al settore giovanile. Logico che poi siano i ragazzi a dover dimostrare il loro valore, ma il nostro compito è accompagnarli nel migliore dei modi nel loro cammino». Già, ecco un altro bel pezzo per comporre il puzzle di Carmine Tarantino. In fondo, lo stesso puzzle di tutto il calcio a cinque azzurro.
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