
Terremoto Sinner, nuovo caso: "Fa male al tennis" - Futsalnews24.com (screen Youtube)
A pochi giorni dal suo attesissimo rientro ufficiale agli Internazionali d’Italia, Jannik Sinner si ritrova ancora una volta immerso nel vortice delle polemiche.
Il caso clostebol, che ha portato alla sua squalifica patteggiata di tre mesi con la WADA, sembrava ormai destinato a essere archiviato con la ripresa dell’attività agonistica. E invece no: anche a distanza di tre mesi dall’accordo, la vicenda continua a riemergere con forza, diventando per molti addetti ai lavori una vera e propria ossessione. Non è solo il pubblico a dibattere animatamente sui social o nei talk sportivi: anche dentro il circuito professionistico il caso Sinner continua a dividere. La gestione della comunicazione, i tempi lunghi delle decisioni, l’ombra di sospetti mai chiariti del tutto: ogni elemento viene ancora sezionato, discusso, amplificato.
Quello che doveva essere un episodio isolato sta rischiando di trasformarsi in un boomerang mediatico per il tennis tutto, alimentato dal rancore, dall’invidia o semplicemente da una crescente sfiducia verso il sistema antidoping. Mentre Sinner si prepara a tornare a Roma con il favore del pubblico e la vetta della classifica ATP già garantita almeno fino a dopo il Roland Garros, alcuni colleghi continuano a soffiare sul fuoco. E tra loro c’è chi, ancora una volta, non ha perso l’occasione per riaprire vecchie ferite.
Caso Clostebol, Wawrinka torna alla carica: “Ecco cosa è sbagliato”
A tornare a parlare del caso è stato Stan Wawrinka, campione svizzero e volto noto del circuito, che ai microfoni di Eurosport Francia ha sparato un nuovo siluro. Non è la prima volta che Wawrinka punta il dito contro la gestione della questione Sinner: già mesi fa, con un tweet al vetriolo (“Non credo più nello sport pulito”), aveva gettato benzina sul fuoco. Adesso, senza cambiare registro, ha ribadito il suo pensiero: “Cosa c’è di sbagliato nel caso Sinner? Il modo in cui è stato gestito, la comunicazione. Il fatto che non si sia saputo qualcosa fin dall’inizio. In questo modo si toglie credibilità a quello che succede”. Parole che non si soffermano sui dettagli tecnici dell’accordo tra Sinner e la WADA, ma che mirano dritte al cuore del problema: la percezione pubblica della trasparenza nello sport.

Wawrinka ha poi rincarato la dose, collegando il caso Sinner ad altri episodi recenti: “Negli ultimi anni abbiamo visto giocatori sospesi due anni per essersi dimenticati di comunicare un indirizzo. Qui invece si è gestita la cosa in modo che, secondo me, fa male al tennis molto semplicemente”. Il tre volte campione Slam non si è limitato alla critica ma ha anche posto una domanda pesante come un macigno: “Alla fine ci si chiede qual è la battaglia che si sta cercando di vincere. Si cercano davvero i giocatori positivi o tutto si riduce ad avere un avvocato bravo che ti fa uscire nel miglior modo possibile?”