
Zanardi, l'ultima foto è commovente - Futsalnews24.com (screen Youtube)
In un mondo dove i limiti sono spesso percepiti come invalicabili, Alex Zanardi è la prova vivente che le barriere possono essere spezzate con il cuore, la testa e una volontà fuori dal comune.
La sua storia è ben nota ed è più di una vicenda sportiva: è una parabola umana che sfida la logica, ribalta i pronostici e commuove chiunque la ascolti. Pilota di Formula 1 e idolo della CART, Zanardi ha vissuto un’esistenza tra le curve della vita e quelle dei circuiti, fino all’incidente del 2001 al Lausitzring, in Germania, dove ha perso entrambe le gambe. Da lì, però, non è iniziata la fine. Anzi: è cominciato il secondo tempo della sua vita, ancora più potente e simbolico del primo.
Alex è tornato a correre, ma su tre ruote: quelle dell’handbike, con cui ha conquistato ori paralimpici a Londra 2012 e Rio 2016, tra lacrime, applausi e lezioni di coraggio. Ha scritto libri autobiografici come “Però Zanardi da Castel Maggiore” e “Volevo solo pedalare”, diventati manifesti di resilienza, e ha raccontato se stesso in ogni gesto, parola e impresa, sempre con un sorriso contagioso. Per lui non è mai stato solo sport. È stata un’urgenza interiore, una missione. Non fermarsi mai.
Zanardi, Quella foto a Central Park: l’inizio di tutto
Tra le tante fotografie che immortalano l’epopea di Alex Zanardi ce n’è una che, più di ogni altra, racconta il momento in cui tutto è cominciato. È il 2007, e Antonio Muzzolon, storico fotografo della Padova Marathon, si trova per caso a New York, proprio nel giorno in cui Alex debutta in maratona. Niente preparazione, solo voglia di esserci, con quella sua prima handbike. Uno scatto, nel cuore di Central Park, ferma per sempre l’immagine di un uomo che non corre per vincere, ma per dimostrare che è ancora vivo. E che ha ancora tanto da dare.

Quella foto oggi è diventata simbolo, e sarà il cuore pulsante della mostra “Il cuore oltre ogni ostacolo”, che Muzzolon ha voluto allestire al Caffè Pedrocchi di Padova, da oggi al 27 aprile, ad ingresso libero. Un viaggio per immagini che ripercorre tutte le partecipazioni di Zanardi alla Padova Marathon, a partire dal 2008. C’è la Lupella, la prima handbike costruita con il “Lupo” Roberto Giordani e Luca Zanella, ci sono i cappottamenti, le ferite, ma soprattutto i sorrisi, le mani alzate e la passione che travolge. Padova ha adottato Zanardi e ora gli restituisce ciò che lui ha regalato a tutti: un esempio, inarrestabile.